Commemorando lo scorso novembre il risultato positivo dell’asta di concessione dei blocchi petroliferi sottomarini ultraprofondi del pré-sal, il presidente Michel Temer ha twittato che “è stato un grande successo” e che “il Brasile è tornato in sella”. Tuttavia, al netto della retorica da social network, se si prendono i dati del bilancio pubblico brasiliano appare evidente che le cose non stiano proprio andando benissimo.
Secondo alcuni è una “herança maldita”. Un’eredità maledetta. Per altri è una “herança de progresso e avanços sociais”. L’eredità delle presidenze Luiz Inacio Lula da Silva (2003-2010) e Dilma Rousseff (2011-2016) avrà bisogno ancora di qualche anno per essere giudicata appieno, ma è già possibile tracciare un primo bilancio della situazione economica lasciata al Brasile dai governi del Partito dei lavoratori (Pt), il primo partito di sinistra ad andare al potere dopo la democratizzazione del 1985.
Niente manifestazioni, poche polemiche e un’insperata unità nazionale. Il Brasile vive settimane concitate ma, il clima politico è un po’ meno rovente di qualche mese fa.
Sia chiaro, è solo una tregua. Dettata più dall’opportunismo che dalla gentilhommière dei leader politici. Le Olimpiadi in programma a Rio de Janeiro sono un appuntamento di importanza capitale che accenderà i riflettori di tutto il mondo sul paese.