Il conflitto yemenita, relegato nel “girone dei dimenticati” della politica internazionale, non può più essere trascurato e sottovalutato dai media, ma soprattutto dai decisori politici. Basterebbe qualche numero. Secondo l’Unhcr, circa l’80% della popolazione dello Yemen (25 milioni), già il paese più povero dell’area Mena, necessita di assistenza umanitaria: questo conflitto è finora costato la vita a quasi 6000 mila persone, in particolare civili, portando a oltre 2,3 milioni il numero degli sfollati interni.
Se le immagini delle auto che si sono recate in Ungheria per soccorrere i migranti ti hanno colpito, se le foto della gente che accoglieva i profughi con i cartelli “Welcome Refugees” ti hanno commosso, se vorresti essere a fianco dei volontari che stanno distribuendo cibo e vestiti a chi scappa dalla guerra, allora questo post è per te. (...)
Nessuno sa veramente quanti campi di rifugiati esistano nel mondo. Nel 2012 quelli ufficialmente censiti erano 700, ma ce ne sono in realtà centinaia di altri che si sottraggono al conto. Piccoli campi organizzati da comunità e amministrazioni locali. Campi provvisori creati dalle autorità di sicurezza, senza coordinamento con le Nazioni Unite. Campi gestiti da piccole organizzazioni religiose, da Ong locali, dalle comunità della diaspora. Campi informali costituitisi con il graduale assembramento di rifugiati in fuga. Ci sono anche centinaia di migliaia di rifugiati che sono ospitati da famiglie nelle proprie case, o vivono in edifici occupati nelle città.
15 milioni. Immaginate che in poco più di tre anni nel nostro paese giungano 15 milioni di profughi, e che non sembri esserci fine ai nuovi arrivi. L’idea ha un che di apocalittico, ma sta accadendo davvero in un altro paese non molto lontano da noi: il Libano. Ieri l’UNHCR ha infatti comunicato ufficialmente che il numero dei rifugiati siriani giunti nel Paese dei Cedri è 1 milione, un quarto della popolazione libanese.
Il Libano ha approvato le tende IKEA. Una affermazione che può apparire surreale in gran parte del mondo ma che in Medio Oriente – e specialmente in Libano – assume i contorni della realtà.
Oggi intervistiamo un nostro ex studente del Master in International Cooperation dell’anno accademico 2008/09, ritornato in ISPI in occasione della settimana del rifugiato, nata su iniziativa dell’UNHCR (l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati - United Nations High Commissioner for Refugees – Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati-). (...)
Il consolidamento di stati nazionali tra il XΙX e XX secolo che, con la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, si trovarono schierati in conflitto, portarono al formarsi di una nuova tipologia di rifugiati, caratterizzata da spostamenti di massa di persone rimaste senza terra, senza stato e senza diritti. La creazione di una serie di organismi volti ad affrontare il massiccio afflusso di sfollati, tra cui l’High Commissioner For Russian Refugees , l’Intergovernamental Commissioner for Refugees, e l’I.R.O .