Sono anni ormai che le Cassandre di turno illustrano lo stato periclitante dell’Algeria e preannunciano il rischio incombente di un suo precipitare in una rovinosa spirale di instabilità.
Ci sarà un futuro per Amisom dopo il 2017? E senza Amisom le traballanti istituzioni somale riusciranno a sopravvivere? Sono le domande che la comunità internazionale dovrebbe porsi di fronte a un sempre più evidente sgretolamento della Missione dell’Unione africana in Somalia. Una missione che, finora, è riuscita, con molti sacrifici e tante difficoltà sul terreno, a liberare le principali città somale e una parte (non molto grande in verità) dell’entroterra dalla stretta morsa delle milizie islamiche di al-Shabaab (affiliate ad al-Qaeda).
Diciotto bare disposte accuratamente in fila, ognuna avvolta nel tricolore blu, giallo e rosso. È questa l’immagine-simbolo della discesa in campo del Ciad contro Boko Haram. Il sacrificio di diciotto soldati, anonimi “martiri della patria”, morti nel nobile compito di scacciare la minaccia dei tagliagole locali e di un sanguinario Stato Islamico alle porte, viene riproposto senza fine dalla televisioni di Stato e rimbalza sui social network.
Il tema portante di questo Rapporto è quello della rapida e prolungata crescita economica in corso in Africa e delle connesse opportunità per un rafforzamento dell’internazionalizzazione economica dell’Italia verso la regione. La prima parte del Rapporto esamina le relazioni esistenti tra Italia e Africa subsahariana alla luce dei profondi mutamenti economici e politici che stanno trasformando quest’ultima, e le raffronta alle analoghe relazioni intrattenute da altri paesi a economia avanzata o emergenti. Nella seconda parte, l’obiettivo è quello d’identificare alcune linee guida, scenari e strumenti utili a cominciare a delineare con maggiore coerenza e incisività un approccio italiano verso l’Africa subsahariana per gli anni a venire.
La dissoluzione di Séléka, la coalizione dei gruppi armati che mise fine al regime di François Bozizé con la presa di Bangui nel marzo scorso, decisa da Michel Djotodia il 13 settembre scorso, chiude una fase della transizione e ne apre un altra, che si annuncia a tinte fosche.
«Non potendo eliminare con un sol colpo il flagello della guerra, si cercò inizialmente di attenuarne i rigori inutili. L’interesse reciproco dei belligeranti li spinse perciò a osservare, nella condotta delle ostilità, certe “regole del gioco”» – Jean Pictet (...)
The issue of who is the owner of the continental leadership of Africa has become clear in the last decade, after the foundation of the African Union. The Organization of African Unity which de facto excluded apartheid-South Africa posed no question of continental leadership or power-struggle in this sense between the African nations. The Analysis investigates on the one side the novelties of the constitutional process of the African Union. On the other side, it analyzes the struggle for the continental leadership between Nigeria and South Africa.