Mentre alcuni stati sono considerati vere e proprie roccaforti repubblicane o democratiche, agevolando le previsioni sull’esito del voto, capire chi la spunterà in altri stati USA è ben più complicato. Si chiamano “swing states”, stati in bilico tra il rosso repubblicano e il blu democratico, e che alla fine faranno la differenza nel determinare chi vincerà la maggioranza dei grandi elettori.
Anche per quanto riguarda le spese pubblicitarie delle campagne elettorali, diventano determinanti gli swing states. Durante l’estate Trump ha scelto di spendere molto in pubblicità su Fox News, mirando così alla base elettorale su cui già può contare.
Quest’anno, a quanto pare, gli americani hanno deciso di armarsi anche contro un nemico invisibile e microscopico come il coronavirus: da gennaio a oggi negli USA sono state vendute quasi 15 milioni di armi, oltre un milione in più rispetto a tutto il 2019.
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Secondo lo studio di una società tecnologica vicina al partito dem, il 3 novembre lo spoglio potrebbe dare l’impressione di un’ampia vittoria di Trump. Questo perché, secondo le previsioni, a causa del coronavirus molti elettori, soprattutto tra i democratici, preferiranno votare da casa e ci vorranno giorni se non settimane prima che tutte le loro schede vengano contate. Al termine dello spoglio però, la vittoria di Trump svanirà proprio come un miraggio.
A differenza dei presidenti che lo hanno preceduto, la maggior parte delle sostituzioni tra i consiglieri di Trump è avvenuta subito, durante il primo anno di mandato, ed è andata diminuendo con il passare del tempo.
Nel secondo trimestre del 2020 l’economia americana si è contratta del 9,5% rispetto ai tre mesi precedenti e del 32% su base annuale, paralizzata dalla pandemia da coronavirus e dalle misure di lockdown per cercare di arrestarla. Si tratta del crollo più pronunciato di sempre, dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, da quando esistono moderne statistiche trimestrali sul Pil, e, trattandosi del secondo calo trimestrale consecutivo, porta gli Stati Uniti ufficialmente in recessione.
Il potere di grazia del presidente USA, stabilito dalla Costituzione e specificato dalla Corte Suprema, concede al presidente la possibilità di commutare la pena (riducendola, senza però eliminare la condanna) o graziare un condannato, eliminando la condanna dalla sua fedina penale.
Confermata la nomina del 200esimo giudice federale designato dall’amministrazione Trump. In termini assoluti, Trump è secondo solo a Jimmy Carter per numero di giudici nominati. Dato che negli Stati Uniti i giudici federali sono nominati a vita, ciascuna nomina ha conseguenze profonde e durature sul sistema giudiziario.
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Oltre alle difficoltà che il presidente deve affrontare in queste settimane, in vista di novembre si aggiunge per Trump un’altra preoccupazione: la perdita di consenso tra gli elettori evangelici bianchi, una categoria particolarmente significativa per la sua vittoria di quattro anni fa. Gli evangelici sono il gruppo religioso più numeroso negli USA: si dichiara evangelico circa 1 americano su 4. Seguono poi i non religiosi e i cattolici.
A giugno, una sentenza della Corte Suprema ha deciso che i lavoratori americani in tutti i 50 stati USA non potranno più essere licenziati per il loro orientamento sessuale o la loro identità di genere. Allo stato attuale non esiste una normativa federale per i diritti lgbtq e molto dipende dalla legislazione dei singoli stati.
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Anche dal punto di vista anagrafico, la sfida per la Casa Bianca in programma a novembre è destinata a stabilire un nuovo record: se sarà rieletto Trump diventerà in assoluto il più anziano presidente in carica; se invece sarà Biden a prendere possesso della West Wing, diventerà il più anziano presidente mai eletto (a 77 anni).