Il Venezuela di oggi
Il Venezuela è ancora attraversato da una grave crisi. Innanzitutto economica, con un’iperinflazione e un graduale impoverimento della popolazione locale, quindi politica, con lo scontro aperto tra il presidente Nicolas Maduro e il leader dell’opposizione Juan Guaidò. Quest’ultimo denuncia la repressione e il carattere autoritario del presidente del Venezuela e negli ultimi tre anni il paese è stato sostanzialmente spaccato in due.
Il Venezuela è un paese altamente dipendente dalle rendite sul petrolio, settore che è entrato in crisi durante la pandemia. Una circostanza che ha aggravato ulteriormente la situazione economica del paese sudamericano.
Il governo e l’opposizione venezuelano hanno ripreso a dialogare ma la strada da percorrere è ancora molto lunga e tortuosa. La sensazione del déjà-vu è visibile dopo i tre giorni di incontri tenuti a Città del Messico tra i rappresentanti del presidente Nicolas Maduro e quelli della “piattaforma unitaria” dei quattro principali partiti d’opposizione.
Il 6 dicembre, tra alcune opacità di carattere costituzionale, si sono tenute le elezioni per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela.
Dalla crisi umanitaria in Venezuela al colpo di stato in Bolivia, dall’ennesimo collasso economico in Argentina alle proteste in Cile; fino al lockdown di questi mesi, che sembra aver congelato tutto. Come cambia l’America Latina ai tempi del Coronavirus?
Il 2020 è iniziato con un chiaro segnale: Nicolas Maduro è ancora forte e intende continuare a consolidare il potere in ogni istituzione del Venezuela. Il 5 gennaio l'Assemblea Nazionale ha eletto Luis Parra come presidente, in sostituzione di Juan Guaidó, che ha denunciato un colpo di stato parlamentare. Parra è stato eletto con 81 voti, anche se per l’elezione sarebbe stato necessario un quorum di 84.
Una poltrona per due. E in mezzo il caos politico, istituzionale e sociale di un paese ormai alla deriva. La lotta scatenata a Caracas per il controllo della presidenza dell’Asemblea Nacional, il parlamento monocamerale che esercita, almeno sulla carta, il potere legislativo è solo l’ultimo scontro della battaglia tra il governo del presidente Nicolas Maduro e l’opposizione guidata da Juan Guaidò.
Il Venezuela da alcune settimane vive in un clima di incertezza. L’assenza di Chávez (da tempo in ospedale a Cuba) e la consegnuente instabilità pongono seri interrogativi sul futuro istituzionale, economico e sociale della repubblica bolivariana.
Sono passati sei mesi da quando Juan Guaidò si è auto-proclamato presidente ad interim del Venezuela, ruolo che è stato riconosciuto da una cinquantina di paesi. Sono stati sei mesi pieni di eventi e di scontri, ma che non hanno portato al cambiamento desiderato: Nicolás Maduro rimane infatti il presidente de facto del Venezuela. Da alcune settimane, sotto la guida del governo norvegese, rappresentanti di Maduro e dell’opposizione stanno negoziando per trovare un accordo, che potrebbe portare a nuove elezioni presidenziali.
News from Caracas ricocheted around the globe last week. For a moment, the world held its collective breath. Could people power win in Venezuela? Indeed, it looked like recent events could mark a major new inflection point in Venezuela’s crisis.
Il “pareggio tragico”, dove a perdere sono, irrimediabilmente, tutti i venezuelani. Nicolas Maduro da una parte, Juan Guaidó dall’altra; dopo il tentativo di insurrezione generale del 30 aprile i due presidenti si sfidano a distanza, puntellano le rispettive posizioni, ma sanno che difficilmente riusciranno a vincere la partita.
È stato con un tweet che l’altro giorno Juan Guaidò ha annunciato l’inizio della “fase finale dell’Operazione Libertà”, cioè la caduta del regime di Nicolàs Maduro. Il messaggi faceva seguito ai ripetuti tweet di Donald Trump sul Venezuela a favore di Guaidò.