Per comprendere a fondo il significato che il Pontefice vuole dare al viaggio a Sarajevo che compirà il prossimo 6 giugno (dodici ore in cui terrà cinque discorsi e un’omelia), è sufficiente leggere i nomi di quanti comporranno il ristretto seguito papale. Tra i porporati di curia, infatti, spicca la presenza dei cardinali Kurt Koch e Jean-Louis Tauran.
Rispondendo all’invito di Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, pronunciato in Terra Santa la scorsa primavera, a cui ha fatto seguito il 9 settembre quello del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, Papa Francesco si appresta a fare il suo ingresso nella terra dove sono state poste le basi teologiche della fede cristiana durante i concili di Nicea, Costantinopoli, Efeso e Calcedonia.
Sarebbe riduttivo analizzare l'attività internazionale di Papa Francesco con le categorie della geopolitica o anche solo con la prospettiva di una difesa sia pur legittima degli interessi del Vaticano e del mondo cattolico. L'approccio di Bergoglio non si basa infatti sulle linee tradizionali di articolazione della politica estera, ma nasce da un'impostazione che privilegia, piuttosto, la politica mondiale. Si direbbe, in qualche modo, che Bergoglio stia compiendo una sorta di ri-concettualizzazione autenticamente cattolica, vale a dire universalista, della politica internazionale.
Sergio Galasso nato a Napoli nel 1983 si è laureato in Relazioni Internazionali e Diplomatiche presso l’Orientale di Napoli. In seguito, ha conseguito il Master in Cooperazione Internazionale dell’ISPI frequentando, tra gli altri, i corsi di Project Cycle Management, Rural and Urban Development e Disaster Risk Reduction. Poco dopo aver terminato con successo il Master, Sergio ha creato con Fabio Merone e Laura Salomoni, ex studentessa del Master in Cooperation, “Itinerari Paralleli” per svolgere attività di Turismo sociale e cooperazione internazionale. (...)