A quasi undici anni dalla caduta del regime baathista, fare un bilancio della situazione irachena è estremamente difficile e ancor più complicato è capire cosa il futuro potrà riservare. Seppur non sia possibile definire l’Iraq post Saddam un modello di democrazia, Baghdad è riuscita a organizzare dal 2005 sei votazioni su scala nazionale e si appresta a tenere un nuovo round elettorale in aprile.
La crisi in Repubblica Centrafricana, un paese di medie dimensioni, popolato da meno di cinque milioni di abitanti, di cui due terzi residenti in area rurale, avrebbe potuto continuare a essere considerata un fenomeno periferico, non fosse stato per l’attenzione di Parigi e di Washington, che, invocandola come una delle priorità della sicurezza internazionale, l’hanno riportata all’attenzione di vari consessi multilaterali – dall’Assemblea generale dell’Onu al recente Forum Francia-Africa a Parigi.
Da sempre la Svezia (e gli altri paesi nordici) sono considerati un’oasi di civiltà e benessere, in cui le generose politiche di welfare si sono accompagnate ad altrettanto generose politiche di asilo e immigrazione. Politiche che hanno attirato negli anni un numero crescente di immigrati e richiedenti asilo: si parla di 100.000 persone all’anno, con il risultato che oggi un quarto della popolazione svedese è di origine straniera.