
La strage di Orlando compiuta da Omar Mateen e rivendicata dall’ISIS, con l’uccisione di 50 persone e il ferimento di altrettante in un gay club piomba inaspettatamente sulla campagna elettorale americana ponendo in primo piano sia la questione relativa al porto d’armi che i rischi legati al terrorismo.
Richiamando l’attenzione dell’elettorato sull’eccessiva proliferazione di armi, la strage di Orlando può favorire il consenso verso le posizioni di Hillary Clinton. E’ stata proprio l’ex first lady una dei principali supporter delle misure adottate da Barack Obama per garantire maggiori controlli sulla fedina penale e sulla salute mentale del compratore. Il decreto voluto dal presidente lo scorso gennaio a seguito delle numerosi stragi verificatesi recentemente, è stato adottato scavalcando il Congresso, a maggioranza repubblicana ed ostile alle limitazioni in questione. Il tema è sempre stato al centro delle campagne elettorali americane, sia per la delicatezza della questione, sia per lo strapotere politico ed economico della lobby delle armi (National Rifle Association, la più grande associazione di produttori di armi da fuoco di tutto il mondo), che tradizionalmente appoggia e finanzia le campagne elettorali dei candidati repubblicani. Su questo tema, i due candidati hanno posizioni diametralmente opposte tanto che Trump ha annunciato di voler cancellare immediatamente il provvedimento di Obama in caso di vittoria alla Casa Bianca.
Le misure da adottare per contrastare il fenomeno terroristico rappresentano il secondo tema sul quale la strage di Orlando potrebbe avere un impatto significativo. Sebbene l’elettorato americano in genere non sostenga la retorica divisiva e le proposte estreme formulate da Trump di costruzione di muri e divieti all’ingresso di musulmani, è innegabile che vi sia un crescente disagio nella popolazione statunitense sulla questione relativa all’immigrazione. La risposta della Clinton e di Obama sul tema del terrorismo islamico è apparsa debole: nei discorsi e nei tweet dei due esponenti democratici alla luce dei fatti di Orlando non vi è il riferimento alla parole fondamentalismo o terrorismo islamico, ma solo ad atti di “terrore ed odio”: un approccio giudicato da Trump eccessivamente debole e inaccettabile per un attuale e un potenziale presidente degli Stati Uniti. La strage di Orlando, rivendicata dall’ISIS, potrebbe quindi alimentare il vento divisionista e populista promosso dal tycoon in questi mesi.
Se da un lato, quindi, gli eventi di Orlando possono richiamare l’attenzione sulle proposte di Hillary sul controllo delle armi, dall’altro possono ostacolarla ed alimentare ulteriormente la rabbia ed il populismo che infiammano da tempo la campagna di Trump. Sarà necessario, da parte di ciascun candidato, trovare il giusto equilibrio tra l’esigenza di evitare una radicalizzazione delle tensioni sociali e l’esplosione di una “caccia alle streghe” in grado di dividere ancor di più gli Stati Uniti