
Ieri Donald Trump ha tenuto al Mayflower Hotel di Washington il suo primo discorso sulla politica estera che adotterebbe se venisse eletto Presidente degli Stati Uniti.
Punto centrale è lo slogan che ha accompagnato tutta la sua campagna elettorale: America first, ovvero "porre gli interessi degli americani sopra ogni cosa" e come "fondamento di qualisasi decisione". Il tycoon indica cinque debolezze della politica estera americana durante la presidenza Obama, da lui definita come un "disastro completo e totale":
- - le risorse degli Stati Uniti sono sovraimpiegate;
- - gli alleati di Washington non forniscono il loro contributo alla difesa comune;
- - alcuni alleati pensano di non poter più contare sul sostegno statunitense;
- - gli avversari non rispettano più il ruolo dell’America;
- - gli Stati Uniti non hanno più una chiara comprensione della loro politica estera.
Secondo Trump, la politica estera americana non è stata in grado di "sviluppare una nuova visione per una nuova era" dopo la fine della Guerra Fredda, rendendo il Medio Oriente "più caotico di quanto non lo sia mai stato". La formula del businessman prevede una politica estera in grado di sostituire "casualità con obiettivi, ideologia con strategia e caos con pace" e si articola in alcuni punti:
- - la lotta contro l’ISIS e il fondamentalismo islamico, arginandone la diffusione sia collaborando con gli alleati, sia attraverso l’abolizione di politiche immigratorie "senza alcun senso";
- - la ricostruzione del le Forze Armate americane in modo che la primazia militare statunitense sia "indiscutibile", attraverso miglioramenti nel cyber warfare e in artificial intelligence:
- - la promozione di una politica estera basata sugli interessi americani, sostenendo la necessità di ricostruire un Medio Oriente più pacifico;
- - il rafforzamento dei valori occidentali al posto della promozione di principi universali che non tutti condividono;
- - il ripristino di un dialogo con Cina e Russia;
- - ridefinizione del contributo economico americano verso la NATO;
- - rifiuto dell’accordo nucleare con l’Iran.
- - riduzione dell’interventismo militare americano nel mondo.
In conclusione Trump afferma che il mondo "sarebbe più pacifico con gli Stati Uniti più forti" e che una politica estera perpetrata sull’asse democratico Obama-Clinton sarebbe "spericolata, senza timone e senza obiettivi".
Fabio Rondini